Non che i rugbisti siano tanto sani di mente. Il loro scopo è semplice: portare la palla in meta.
Ma per fare questo è necessario avanzare all’interno del campo evitando i placcaggi dei giocatori avversari, ovvero degli energumeni decisi a sbatterti a terra a qualsiasi costo. Quando questo succede, gli altri giocatori formano una mischia e si scontrano spingendosi con tutta la potenza che hanno in corpo.
Si potrebbe evitare il tutto passandosi la palla, ma attenzione perché è consentito farlo solo “all’indietro”, cioè in direzione opposta all’avanzamento.
Altro “scherzo” del regolamento è la forma ovale della palla, che rende imprevedibile il rimbalzo.
Insomma un bel rompicapo. Ed è forse questo che ha fatto del rugby una disciplina sportiva in cui il rispetto delle regole e degli avversari è considerato un valore fondamentale. Le sue origini risalgono al 1823, nel college dell’omonima cittadina inglese, ma i sui principi sono rimasti pressoché invariati, qualsiasi della tante versioni esistenti si consideri.
Questo sport è oggi praticato diffusamente e seguito in tutto il mondo da milioni di persone. Per lungo tempo è rimasta una disciplina dilettantistica, sport di contatto e di squadra per eccellenza, da alcuni definito anche una metafora della vita stessa; fatica, sudore, rivalità, sacrificio e poi tutti a bere una birra insieme!
30 ottobre 2008
...per il Rugby
mmuuuuuuuuuucchepazzerugbyclub!!!!
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